BENVENUTI, CHIUNQUE VOI SIATE

Se siete fautori del "politcally correct", se siete convinti che il mondo è davvero quello che vi hanno raccontato, se pensate di avere tutta la verità in tasca, se siete soliti riempirvi la bocca di concetti e categorie "democraticizzanti", sappiate che questo non è luogo adatto a Voi.

Se, invece, siete giunti alla conclusione che questo mondo infame vi prende in giro giorno dopo giorno, se avete finalmente capito che vi hanno riempito la testa di menzogne sin dalla più tenera età, se avete realizzato che il mondo, così come è, è destinato ad un lungo e triste declino, se siete convinti che è giunta l'ora di girare radicalmente pagina , allora siete nel posto giusto.
Troverete documenti,scritti, filmati, foto e quant'altro possa sostenervi in questa santa lotta contro tutti e tutto. Avrete anche la possibilità di scrivere i Vostri commenti, le Vostre impressioni, le Vostre Paure e le Vostre speranze.

Svegliamoci dal torpore perché possa venire una nuova alba, una nuova era!


lunedì 23 aprile 2012

"GLI EROI SONO TUTTI GIOVANI E BELLI"

Con l'approssimarsi del 25 aprile il popolo italiano torna a dividersi. L'ho scritto: se lo spirito e la vocazione di una festa nazionale sono quelli di unire, allora certe feste, (il 25 aprile, il 1 maggio ed il 2 giugno), andrebbero cancellate, perché hanno un significato schiettamente di parte. Risultato: ci scappa sempre la polemica!

A mio modo di vedere, però, è quanto meno paradossale che in questo caso la polemica venga più da "sinistra" che da "destra". D'accordo, da parte di quest'ultima ci sono state affissioni sui i muri delle città, richieste di contraddittorio alle conferenze pubbliche, trattazioni a tema e quant'altro; ma i toni sono aspri e livorosi principalmente dalla parte opposta della barricata. Basta leggere le reazioni indignate e violente dei partigiani di oggi e di ieri. "Sono solo provocazioni fasciste" , "sono insulti alla resistenza", "sono offese alla democrazia e alla libertà" e baggianate simili.

Ma quali insulti? Ma quali provocazioni? Mi sa che i signori non hanno capito l'atteggiamento mio e di tanti altri che la pensano come me. Allora, forse, sarà il caso di chiarire.

Da queste parti ci rifiutiamo di celebrare una guerra che l'Italia ha perso. Non vogliamo osannare una guerra civile, che in alcune parti d'Italia ha avuto strascichi anche dopo la fine della guerra. Non ci sentiamo figli di un clima d'odio politico e di un modo infame, vigliacco e persino illecito di combattere, che ha causato decine di migliaia di morti, spesso civili innocenti, (e qui l'elenco sarebbe piuttosto lungo!). Non ci riconosciamo in una data che ha privato il nostro Paese della sovranità nazionale, esponendolo ieri ai venti provenienti dall'Atlantico o dagli Urali ed affogandolo oggi nella cloaca europeista.
Vogliamo semplicemente dire a tutti come sono andate le cose, ossia in un modo molto meno onorevole e  romanzato di quanto tradizionalmente si racconta. Ci piacerebbe poter credere ancora in quei valori di Patria, di Identità, di Onore e di senso del Dovere, che con il 25 aprile sono stati esiliati dal Belpaese ed umiliati. Desideriamo essere idealmente vicini ed onorare la memoria di quei ragazzi, di quelle ragazze, di quegli uomini e di quelle donne che, nella maggior parte dei casi, si sono arruolati volontariamente nell'esercito della Repubblica Sociale Italiana, sapendo di andare incontro a morte certa,  per rispetto alla parola data, per difendere l'Idea, per tenere alto il prestigio dell'Italia. Quei ragazzi che, come scrisse in dialetto romano Mario Castellacci, si dissero "Repubblicani e no Repubblichini" e si "davano coraggio e sentimento con l'ombre d'Orazio ar Ponte e de Mazzini"; che erano "Camerati ossia fratelli d'Itaja, ognuno in fila su la traccia de sù padre, e der padre de su' padre"; che rinnegavano "le gentacce ladre, i Maramaldi, i vili, i vortafaccia, li cacasotto e i servi dei bordelli"; e che pensavano: "La guerra è persa? E' disparo er confronto? E' finita? Nun vojo sapè gnente. Me 'nteressa l'onore solamente. E si me tocca da morì, so pronto".
Quegli uomini e quei ragazzi noi li consideriamo eroi, per il loro spirito e per la loro capacità di saper difendere le loro scelte anche a prezzo della propria vita. Ci riconosciamo in loro e, al tempo stesso, vorremmo essere all'altezza delle loro gesta e dei loro sogni. Sogni che non sono morti e non moriranno mai, finché riusciremo a tenere in vita la loro memoria, finché verrà tenuto presente l'esempio, finché ci sarà una "corrispondenza d'amorosi sensi".
Continuate pure ad aggredirci e ad attaccarci; tanto lo fate da decenni... Ma non aspettatevi di fiaccarci nel nostro intento, né di farci cambiare idea. Qui non si parla solo di storia; si parla di rispetto, di fedeltà e di onore. Parole che, forse, a voi suoneranno strane. Ma che a noi suonano molto meno strane della vostra fantomatica "demokrazia" e della vostra inesistente libertà di non si sa cosa e da non si sa cosa.

Buon 25 aprile!

Roberto Marzola.

4 commenti:

  1. Allora posso affermare, con legitimo orgoglio, che:
    Nonno mio?? Un EROE !!!
    Babbo mio?? Un EROE !!!

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    1. Certo, Giorgio !

      E sicuramente anche tu sei un eroe: sopravvissuto agli Anni di Piombo, (senza nemmeno aver potuto combattere con le armi, ma dovendo solamente subire), combatti ancora oggi, tutti i santi i giorni contro questo Stato infame. Onore a Te!

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    2. Caro Roberto
      Ti ringrazio per il complimento ma non mi sento eroe e non lo sono.
      Sono passato attaverso gli anni di piombo, è vero, ma la sorte mi ha fatto nascere e vivere in una zona d'Italia dove certe vicende si sono sentite e vissute solo di riflesso.
      I camerati che hanno trascorso la loro gioventù in realtà molto più difficili, come le grandi città tipo Milano, Torino, Roma, per fare degli esempi, quelli sì che sono eroi.
      Certo che, visto l'andazzo di quei tempi, ovunque ti trovassi c'era la possibilità di beccarsi una coltellata o una sprangata democratica, ma per me il rischio è comunque sempre stato basso, direi teorico.
      Di una sola cosa non avrò mai la controprova, perchè mai saprò come mi sarei comportato se la sorte mi avesse messo di fronte a certe scelte.
      Mio nonno fu un eroe ma per lui si trattò di continuare a fare ciò che già faceva da sempre: era una camicia nera, lo era sempre stato fin da quando fu fondata la MVSN e già prima fu uno squadrista della prima ora.
      Era partito volontario nella I GM, andò volontario in Abissinia, non potè andare volontario in Spagna perchè era ancora in Etiopia a correre su e giu per le Ambe a caccia di ribelli, andò volontario nella II GM, e per lui aderire alla RSI fu semplicemente un continuare a fare ciò che aveva già fatto sino a quel giorno.
      Mio padre fu un eroe, era uno studente che frequentava il liceo a Roma, dove visse i fasti dell'Impero ma anche il 25 Luglio e l'8 Settembre; avendo visto quello schifo, 2 giorni dopo prese l'unica decisione che la sua coscienza gli indicava come possibile e partì volontario per la guerra dell'onore.
      La fece tutta, da Anzio e Nettuno alla Gotica sul fronte del Senio, intramezzata da qualche "gita" in Val d'Ossola, in Valtellina, sull'Apennino Emiliano o nell'Oltre Po Pavese, in cerca di resistenti.
      Di loro, parole sue, diceva: "non sono mai riuscito a vederne uno in faccia, di loro ho visto sempre e solo il culo perchè erano sempre che scappavano".
      Per sua, e quindi anche mia, fortuna sfuggi ai massacri della "radiosa primavera antifascista" e non rinnegò mai la sua scelta.
      Quando mancò ci sembrò doveroso che la Bandiera della RSI presenziasse alla funzione e ne scortasse il feretro fino all'ultima dimora.
      Io, molto più modestamente, ho solo raccolto una fiaccola, l'ho tenuta viva in attesa di consegnarla a chi spero che un domani possa di nuovo vedere un'alba radiosa.
      Su una cosa hai ragione: non è sempre facile combattere ogni giorno, tutti i santi giorni della tua vita, con il buio morale e ideale attorno a te e la tristezza nel cuore perchè sai, perchè ne hai la quasi certezza, che a te non sarà mai dato vedere il sorgere del sole.
      Nulla, se non la tua coscienza, ti impedisce di disertare o di arrenderti; ti trovi più solo di quanto fosse Ulisse quando ascoltava il canto delle sirene perchè lui almeno era legato e la sua prova durava poco, noi invece non siamo legati e la nostra prova dura tutta una vita.
      Comunque, se guardo al passato, ricordo come mio padre pensasse che a lui non sarebbe mai stato dato di vedere il crollo del comunismo e invece la sorte gli ha sorriso e gli ha concesso di assistere alla fine dell'impero del male, dunque non bisogna mai disperare.
      Non sempre i ritmi della storia sono compatibili con i ritmi della vita umana, ma nessuna forza al mondo potrà mai impedire al Sole di sorgere ancora.
      Per ora limitiamoci a compiere con scrupolo il nostro dovere, per piccolo che sia.
      Qualcuno disse che "la patria si difende anche facendo la guardia ad un bidone di benzina"

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  2. ecco...anche io...mio padre era un Repubblichino ed aveva solo 20 anni e credeva nel Duce e nella RSA

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